giovedì 19 marzo 2009

RECENSIONE di Gian Paolo Grattarola (Mangialibri)

Clara è una giovanissima supplente di periferia, affascinante, bella e aggraziata. Una mattina, scendendo dall’autobus che la conduce a scuola, accusa un mancamento e sviene tra le braccia di un magistrato. Questi, dopo averla aiutata a riaversi, le comunica unicamente di chiamarsi Piero e di lavorare in tribunale. La donna riesce tuttavia a rintracciarlo alcuni giorni dopo per confidargli di essere perseguitata da tempo da una persona sconosciuta, che l’assilla continuamente con telefonate mute, telegrammi in codice e lettere misteriose. A poco a poco Clara riesce a suscitare l’interesse di Piero per la sua vicenda e a divenire il problema principale dell’esistenza di quest’ultimo. Soprattutto quando un giorno si presenta nel suo ufficio in compagnia di Nicoletta, detta Nicla, una sua alunna diciottenne, bruna e minuta, con gli occhi verdi, grandi e profondi. La ragazza rilascia al magistrato una lunga deposizione attraverso la quale confessa di essere oggetto di reiterate violenze sessuali da parte del padre…
Il lettore non si lasci ingannare: Non dire niente non è un libro scritto da una donna per un pubblico rigorosamente femminile. E’ piuttosto un buono spunto narrativo - forse non troppo originale - ispirato da una vicenda realmente accaduta, che è reso con chiare cifre stilistiche e molto carattere. Un bel caso di etnografia romanzata della provincia calabrese nella quale si muovono i protagonisti. Un ambiente che, attraverso le sue pratiche e le sue fisime, i suoi inviolabili silenzi e le sue ambigue intimità familiari, costruisce persone che cova dentro un denso strato di omertà. Persone che poi, per l’effetto dirompente di una confessione, vorrebbe rigettare come se non gli appartenessero.
Il testo di Maria Barresi ha il pregio d’illuminare angoli d’immaginario che si incontrano troppo spesso nella cronaca, avvalendosi di uno schema semplice ma risolto in un abile gioco di variazioni. Se Clara è stata indotta all’amore per la vita dalla rassicurante figura paterna, Nicla ha smesso di crederci per il motivo opposto, fin dal primo abuso sessuale. La comparazione tra le due figure, anche se la cruda vicenda della studentessa è raccontata meglio, cattura il lettore, ponendo questo romanzo, a pieno titolo, nella tradizione di certa letteratura d’impronta civile.

http://www.mangialibri.com/node/3939

Nessun commento: