mercoledì 12 dicembre 2007

"Non dire niente". Convegno: "La violenza sulle donne"

Si è svolta l'11 dicembre 2007, presso la Camera dei Deputati (Palazzo Marini), il convegno "La violenza sulle donne", in occasione della presentazione del libro di Maria Barresi "NON DIRE NIENTE" (Solfanelli editore - Chieti).

L'audio del convegno su Radio Radicale
http://www.radioradicale.it/scheda/242431/la-violenza-sulle-donne

Guarda il video
http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=2306&Itemid=78
di GRAZIELLA MOSCHELLA immagini e montaggio ANDREA BRANCATO

venerdì 7 dicembre 2007

"Non dire niente", perché la violenza sessuale è ancora un tabù

“Nel sogno ero diventata schiuma bianca, quella che resta sul bordo del mare per poi essere risucchiata dalla sabbia e sparire”. Sparire, per non sentire piu’ dolore. Per non doverlo spiegare. Piu’ volte Nicla, protagonista del romanzo d’esordio di Maria Barresi “Non dire niente” (edito da Solfanelli) racconterà di come avrebbe voluto annullarsi, di come avrebbe voluto perdersi sotto i banchi del mercato “per diventare un carciofo spezzato, una patata marcia, una mela marrone, un’oliva amara, un fungo velenoso”. Perche’ le vittime di violenza restano spesso schiave di un senso di colpa, reso esplicito da quella richiesta di silenzio imposta non solo da chi le ha abusate, ma da un’intera comunità che preferisce non sapere.
Ecco l’importanza, non solo letteraria, di questo romanzo di verità: perché se ogni storia di violenza sessuale e’ unica, come ogni individuo che la subisce, esistono alcuni tratti comuni, alcuni imprescindibili schemi che Maria Barresi ha sottolineato, rendendo esemplare la piccola grande vicenda di Nicla che reagirà agli abusi del padre, di Clara la sua attenta insegnante, di Piero il magistrato che la aiuterà a varcare la soglia del tribunale, di Paola che tingerà di giallo parte del racconto.
La trama si snoda veloce, con una scrittura che a volte risente di un linguaggio un po’ scolastico che spesso accompagna un’opera prima, altre volte consegna pagine di lirismo e amore verso una Calabria carduccianamente barbara, fino a toccare punte alte nella rappresentazione degli stati d’animo dei personaggi, con metafore struggenti e mai banali.
Ma il valore dell’opera supera la finzione letteraria, con dati di cronaca che restituiscono al lettore alcune verità, che sono spunti di riflessione e rispecchiano l’urgenza di scrivere il romanzo, “figlio dell’arte”, come sottolinea la stessa autrice nel penultimo capitolo. Solo allora scopriremo che la storia di Nicla e’ un pezzo di vita, di vita spezzata e ricostruita attraverso l’amore e l’attenzione di chi ha raccolto i segnali di una timida richiesta d’aiuto, accogliendo il bisogno di non portare in solitudine il peso di una violenza. Scopriremo che, come spesso accade, chi subisce violenza subisce anche l’onta di vedere il proprio aggressore tutti i giorni, di non potersi sottrarre alla routine familiare che lo protegge, facendogli indossare i panni del perfetto padre di famiglia, come nel caso di Nicla.
Scopriremo quanto e’ difficile per le vittime superare il senso di colpa e denunciare, sperando di trovare un avvocato migliore di quello del tuo aggressore, un avvocato che non declami “molestie sessuali perche’ non c’erano prove del fatto e sarebbe stato difficile sostenere un’accusa”, perche’ “neppure il parere di un consulente, ginecologo o chi per lui, avrebbe potuto dimostrare la violenza”.
Scopriremo che “l’avvocato avrebbe dovuto difenderla da maltrattamenti, seguendo un articolo specifico del codice penale”, perche’ “era l’unica via che avrebbe potuto evitare il rischio di far assolvere il padre”. Scopriremo che la giustizia italiana ha impiegato 10 anni per processare il padre di Nicla, condannandolo a 4 anni e mezzo; ma che la giustizia civile, quella dei familiari e degli amici, ha impiegato meno tempo, restituendo a Nicla un vita nuova, un matrimonio, un figlio, e un romanzo.
L’associazione Amici di Quaderni Radicali presenterà il libro “Non dire niente” di Maria Barresi nel corso di un convegno dal titolo “La violenza sulle donne” che si svolgerà il prossimo 11 dicembre alle 17 alla Camera dei Deputati nella sala delle Colonne di Palazzo Marini.

Scheda del libro
Maria Barresi
Non dire niente
pp. 192, € 12,00
Copertina di Elena Pacaccio
www.edizionisolfanelli.it
www.mariabarresi.itwww.edizionisolfanelli.it/nondireniente.htm

di PALMIRA MANCUSO
http://www.agenziaradicale.com/index.php?Itemid=58&id=2210&option=com_content&task=view

martedì 4 dicembre 2007

Presentazione del Libro ‘Non Dire Niente’ presso la Camera dei Deputati

Presentazione del libro di Maria Barresi “Non dire niente” (Edizioni Solfanelli) martedì 11 dicembre 2007, ore 17,00 Camera dei Deputati - Sala delle Colonne (via Poli n. 19). Interverranno Giuseppe Rippa (direttore di “Quaderni Radicali”), l’editore Marco Solfanelli, l’Autrice e altri esponenti del mondo politico e culturale.
Moderatore Alberto Matano, giornalista parlamentare del Tg.Protagonista di questo romanzo, ambientato in una Calabria insieme magica e reale, cruda e poetica, è una ragazza, Nicla, che, vittima di un padre perverso, trova la forza di reagire alla violenza e riconquistare la propria dignità.
Intorno a Nicla ruota tutta una serie di personaggi, coinvolti per una ragione o per l’altra nella vicenda. Tra di essi svolge un ruolo fondamentale Clara, alter ego dell’autrice, che nel desiderio di andare oltre la superficie dei fatti si dedica ad un’indagine tutta personale, riuscendo a trascinare anche Piero, il magistrato inquirente. Così, quello che era un caso giudiziario si trasforma in un’inchiesta giornalistica sui generis, e il “non dire niente” diventa l’emblema di un mondo dominato dalla paura e dall’omertà.
Per la prima volta, però, nel buio dell’indifferenza o della rassegnazione sembra aprirsi uno spiraglio. La ribellione di Nicla non è più isolata.
Altre donne umiliate hanno deciso di parlare mettendo a nudo quella mentalità e quel costume che seguitano a rendere possibili, e impuniti, certi misfatti consumati nel silenzio.
Pur fedele ai fatti ed ai personaggi, il romanzo non è privo di suspense e di mistero e spesso si accende di un intenso lirismo, a cui fa da pendent il favoloso paesaggio calabrese. Non dire niente è un esempio di come il giornalismo, se praticato con onestà, passione e intelligenza, possa trasformarsi in letteratura, ed anzi rappresentare una via per rinnovare la narrativa, come Thomas Wolfe ha indicato con i suoi romanzi.
Maria Barresi, nata a Reggio Calabria nel 1973, vive e lavora a Roma. Giornalista Rai, redattrice del TG1, è autrice di numerosi reportage. Ha vinto il Premio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo. Ha scritto “Il Kordax dalla Grecia alla mafia” (1997) e “Il costume popolare reggino fra le musiche della festa e i colori del simbolico” (1993).È titolare di un blog sul tema del suo libro in www.mariabarresi.it.

Ingresso con valido documento di riconoscimento e obbligo di giacca e cravatta per i signori e tailleur per le signore.
Maria Barresi - “Non Dire Niente”
Edizioni Solfanelli
[ISBN-88-89756-23-3]Pagg. 192 - Euro 12,00
Copertina di Elena Pacaccio
www.edizionisolfanelli.it - edizionisolfanelli@yahoo.it

http://www.abitarearoma.net/eventi/2007/12/04/presentazione-del-libro-non-dire-niente-presso-la-camera-dei-deputati/

martedì 30 ottobre 2007

Storie di violenza familiare e scolastica: una denuncia

Un invito a contrastare ogni tipo di abuso di potereoltre il silenzio (complice). In un volume Solfanelli

Tre storie parallele e strettamente collegate l’una all’altra raccontate sullo sfondo di una Calabria mitica e speciale di cui vengono esaltate, con sapiente maestria, le peculiarità. L’autrice è Maria Barresi (Non dire niente, Edizioni Solfanelli, pp. 192, € 12.00), giornalista, redattrice di Rai International e vincitrice del premio “Ilaria Alpi”.
L’opera segna il suo grande debutto col genere romanzo e potrebbe essere definita metaletteraria vista la commistione di riferimenti che si estendono dalle citazioni introduttive di Corrado Alvaro e Teresa di San Luca (scelti come numi tutelari del racconto), all’individuazione di una componente poetica e all’ambito narrativo in cui viene repentinamente svelato l’intreccio. Particolare importanza assume l’attività giornalistica condotta con onestà, sensibilità e intelligenza.
Le tre storie sono caratterizzate dal protagonismo femminile di cui viene minuziosamente descritta la psicologia, mentre l’unico personaggio maschile risulta utile sia per inserire nell’intreccio la vicenda amorosa sia per legare il filone giornalistico all’ambito giuridico.
Clara, protagonista e alter ego dell’autrice, è una venticinquenne di Cosenza con la passione per la fotografia, che viene nominata supplente a Crotone in un istituto tecnico e si trova a compiere un’indagine personale. L’inizio dell’attività di docente è seguita dall’arrivo, nella sua nuova casa, di telefonate, telegrammi e lettere anonime che suscitano in lei preoccupazione. I primi sospetti sono limitati all’ambito scolastico, ma la ragazza non riesce ad individuare un possibile mittente. Riceve anche un sonetto, simile a quello scritto da un uomo alla propria amata e la cosa la rende inquieta. Decide pertanto di rivolgersi a Piero, un magistrato conosciuto per caso una mattina sulla corriera, il quale promette di aiutarla e inizia le indagini.

Violenza su creature indifese
Clara è più che una semplice insegnante, porta a termine l’incarico con passione, non limitandosi ai programmi didattici e facendosi carico dei gravi problemi di due alunne. Una di queste, di nome Nicla, svela di essere stata violentata per anni dal padre, insegnante di Biologia, di volerlo denunciare per gli abusi subiti e di aver trovato sollievo al suo malessere creandosi una realtà ideale e personale nel contatto con la natura. Afferma anche di aver provato ribrezzo e nausea per tutti gli esseri umani e in particolare per il sesso maschile, considerato una razza diversa, a se stante.
Per molto tempo ha taciuto le violenze subite ma ora decide di raccontare il suo dramma: «Solo dopo diversi anni riesci a parlarne senza procurarti ferite profonde, tagli laceranti anche se le cicatrici ti restano dentro e senti la tua pelle consumata durante una vita che avresti voluto vivere in maniera diversa o che non avresti voluto vivere per niente».
La sua adolescenza è intrisa di violenza e la personalità ancora in costruens ne risente in modo negativo. Viene profondamente delusa dal mondo dei grandi e si verifica il crollo della figura paterna, che diventa espressione di un vergognoso egoismo da parte di un essere alienato, incapace di alcuna considerazione e rispetto per i suoi simili.
Esiste un’evidente antitesi tra le figure paterne di cui nel romanzo viene fatta esplicita menzione: il padre di Clara è sempre stato presente, affettuoso e, verso di lui, la figlia prova totale dedizione; il padre di Nicla è un essere ignobile, che viene inizialmente idealizzato, poi allontanato. Indirettamente egli, che l’ha generata, la spinge a odiare la vita e tentare il suicidio; pertanto quello che da bambina considerava un eroe, si trasforma bruscamente e, nel peggiore dei modi, in antieroe.

La difficoltà di chiedere aiuto
Paola, l’altra alunna, indossa vestiti uguali a quelli dell’insegnante nonostante siano fuori moda e inadatti ad una ragazza della sua età. Anche lei ha subito abusi da parte del suo professore di Biologia, il padre di Nicla, e per questo manda dei segnali alla nuova docente che nascondono velate richieste di aiuto. Indirizza a Clara messaggi anonimi ma, al momento di confessare la verità, profonde crisi di pianto e, forse un po’ di vergogna, non le permettono di parlare. Per impedire al violentatore di procurare sofferenze anche ad altre persone, sempre Paola consiglia a Nicla di raccontare la sua storia, nel timore di non riuscire mai a parlare e riscattarsi dalla violenza subita.
L’abuso ha profondamente segnato le ragazze. Tuttavia nell’opera è possibile individuare un barlume di speranza e fiducia nel futuro evidenziato dalla componente amorosa e dall’amicizia-solidarietà che si instaura tra le due. E l’amore è l’unica via di fuga da ogni forma di maltrattamento, capace di offrire la speranza e la possibilità di credere in un domani migliore.

La scrittura come atto liberatorio
Nicla esprime la volontà di scrivere un romanzo sulla propria vita. Le parole di Clara testimoniano a questo proposito il totale attaccamento dell’autrice alla letteratura: «ognuno di noi racconta quello che vorrebbe col bagaglio della sua esperienza, del suo contesto sociale, della sua vita e di tutto quello che lo circonda cercando di trasmettere emozioni e sensazioni. Tocca a noi saper uscire dal guscio, saper guardare fuori e arricchire ciò che si scrive di altri elementi che non turbino la storia ma che la rendano appetibile e più appetitosa possibile». Lo scrivere appare quindi come una liberazione, una testimonianza diretta che si estende anche alla sfera dei rapporti sociali. Ed è la Calabria a fare da sfondo alla storia e ai ricordi dell’autrice, la regione da lei tanto amata perché, come esplicita nella dedica introduttiva: «mi sento a casa ogni volta che le pietre sotto i piedi mi riscaldano e nell’aria sento un pulviscolo leggero che mi avvolge e mi fa sorridere».
È una terra incantata, ricca di corrispondenze mitologiche oltre che il luogo delle tradizioni e della buona cucina. Il richiamo alla leggenda delle sirene nel mare che bagna la regione e il ricordo dei crostoli al miele, i biscotti cucinati dalla zia di Clara, ne sono testimonianza.

Analisi narratologica, lingua e stile
Il romanzo è caratterizzato da un grande equilibrio compositivo, visibile nel tipo di narrazione imparziale e proporzionata dotata di una precisione minuziosa capace di fornire i particolari più rilevanti ai fini di una profonda comprensione del testo.
Lo studio dell’inconscio forma il nucleo strutturale dell’opera e si inserisce nella sintassi narrativa in modo naturale, grazie anche alla spontaneità dello stile. I capitoli, di varia lunghezza, hanno come titolo semplici sintagmi, anche se alcuni di essi, nel loro carattere melodrammatico, presentano un sapore ironico e si ricollegano ad una presunta ambiguità della narratrice divisa, nella sua rievocazione, tra adesione nostalgica ed ironia che scaturisce dal vedere le cose passate da una diversa prospettiva e con una maggiore consapevolezza.
Il linguaggio è semplice, scorrevole, privo di affettazione. Dal punto di vista sintattico prevalgono enunciati coordinati, tendenti ad esprimere un ritmo narrativo rapido, lineare e non robustamente architettato. Predomina il discorso indiretto nei momenti descrittivi mentre quello diretto è volutamente utilizzato per sottolineare sia la nascita dell’amore tra Clara e Piero, sia il contrasto tra intus ed extra presente nelle vittime di violenza: all’esterno si percepisce una normalità apparente mentre in realtà la vera essenza della persona è profondamente lacerata.
L’opera richiama l’attenzione su un problema grave e talvolta celato: la violenza consumata in famiglia e nelle scuole. Il titolo Non dire niente presenta una precisa valenza antinomica: è un invito a parlare, a non subire in silenzio e a pretendere una vita priva di rassegnazione, omertà, indifferenza. Bisogna avere il coraggio di mettere a nudo la mentalità e il costume che rendono impuniti certi misfatti consumati nel silenzio.

Simona Gerace

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 2, ottobre 2007)

http://www.bottegascriptamanent.it/?modulo=Articolo&id=55

lunedì 29 ottobre 2007

Non dire niente, una storia calabrese

Martedì 23 ottobre Maria Barresi, giovane giornalista RAI di origini reggine, ha presentato a Crotone la sua opera prima. Non dire niente, imposizione del silenzio e motto del benpensante, nel romanzo di Maria è quello che il padre ripete a Nicla, la protagonista, ogni volta che abusa di lei. Nicla deciderà invece di parlare, e aiutata da personaggi di straordinaria umanità, cercherà di ottenere giustizia per se e per le altre vittime di suo padre.

Questa vicenda, racconta la giornalista, è realmente accaduta ad un’amica dell’autrice che dopo venti anni ha voluto consegnare alla compagna la responsabilità di questa storia perché la diffondesse coi suoi mezzi quanto più possibile. Maria Barresi la ha ora comunicata al pubblico di Crotone, città che dice di amare particolarmente e in cui ha deciso di ambientare il suo romanzo. I ragazzi del liceo classico, che nella mattinata di martedì hanno incontrato la scrittrice e ascoltato alcuni brani del libro che ho avuto il piacere di leggere per loro, hanno apprezzato molto il tono della presentazione e sono stati toccati dalle tematiche e dal caso umano di Nicla. Al rumoroso gradimento degli studenti del classico, nel pomeriggio si è aggiunto quello un po’ più composto del pubblico della Società dante alighieri. All’hotel Costa Tiziana Maria Barresi ha esposto i casi e le motivazioni che la hanno portata a scrivere un romanzo e a trattare argomenti così delicati. I presenti hanno accolto quanto detto dalla giovane giornalista con grande attenzione ed interesse. Non si può certo dire che Maria Barresi non abbia assolto alla richiesta della sua amica: portando in giro questa storia l’autrice attua l’ultima e definitiva ribellione all’ordine di quel padre-mostro, è stato detto tutto quello che non si sarebbe dovuto dire.

Maria Barresi, nata a Reggio Calabria nel 1973, vive e lavora a Roma. Giornalista del TG1 per Unomattina, è stata redattrice del settimanale televisivo “Sestante” di Rai International ed è autrice di numerosi reportage. Ha vinto il Premio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo. Ha scritto “Il cordax dalla Grecia alla mafia”(1997) e “il costume popolare reggino fra le musiche della festa e i colori del simbolico” (1993).
È titolare di un blog sul tema del suo libro http://www.mariabarresi.it/
Non dire niente è il suo primo romanzo. Ne potete leggere l’incipit sul sito http://www.edizionisolfanelli.it/
A Crotone copie del libro sono disponibili presso la libreria Cerrelli.

Piera Savazzi
http://www.crotone1.net/cultura_e_societa/attualita/non_dire_niente,_una_storia_calabrese.html

lunedì 1 ottobre 2007

RECENSIONE di Cristina Mosca

Vi parliamo di questo libro originale e interessante, lanciato dalla casa editrice teatina Solfanelli. Si intitola "Non dire niente" ed è stato scritto da Maria Barresi. Protagonista di questo romanzo, ambientato in una Calabria insieme magica e reale, cruda e poetica, è una ragazza, Nicla, che, vittima di un padre perverso, trova la forza di reagire alla violenza e riconquistare la propria dignità.
Intorno a Nicla ruota tutta una serie di personaggi, coinvolti per una ragione o per l’altra nella vicenda. Tra di essi svolge un ruolo fondamentale Clara, alter ego dell’autrice, che nel desiderio di andare oltre la superficie dei fatti si dedica ad un’indagine tutta personale, riuscendo a trascinare anche Piero, il magistrato inquirente. Così, quello che era un caso giudiziario si trasforma in un’inchiesta giornalistica sui generis, e il “non dire niente” diventa l’emblema di un mondo dominato dalla paura e dall’omertà.
Per la prima volta, però, nel buio dell’indifferenza o della rassegnazione sembra aprirsi uno spiraglio. La ribellione di Nicla non è più isolata.
Altre donne umiliate hanno deciso di parlare mettendo a nudo quella mentalità e quel costume che seguitano a rendere possibili, e impuniti, certi misfatti consumati nel silenzio.
Pur fedele ai fatti ed ai personaggi, il romanzo non è privo di suspense e di mistero e spesso si accende di un intenso lirismo, a cui fa da pendent il favoloso paesaggio calabrese. Non dire niente è un esempio di come il giornalismo, se praticato con onestà, passione e intelligenza, possa trasformarsi in letteratura, ed anzi rappresentare una via per rinnovare la narrativa, come Thomas Wolfe ha indicato con i suoi romanzi.

"Non dire niente" di Maria Barresi, edizioni Tabula Fati, euro 12.
Copertina di Elena Pacaccio.

Cristina Mosca
http://www.studentiuda.net/content/view/136/38/

sabato 15 settembre 2007

RECENSIONE di Gianandrea de Antonellis

È difficile affrontare un tema scabroso come quello della violenza familiare senza cadere nel morboso o nella retorica. Maria Barresi cerca di evitare ambedue tali scogli utilizzando un espediente letterario per raccontare una storia, purtroppo, vera.
La protagonista di questo romanzo, ambientato in una Calabria descritta poeticamente, ma senza allontanarsi dalla sua cruda realtà, è Nicla, ragazza vittima di un padre perverso che trova la forza di reagire alla violenza e riconquistare la propria dignità.
Intorno ad essa ruotano numerosi personaggi, il principale dei quali è Clara, alter ego dell’autrice, che volendo andare al di là della superficie dei fatti si dedica ad un’indagine personale, riuscendo però a coinvolgere anche un magistrato. Così, tra caso giudiziario ed appassionante inchiesta giornalistica, il “non dire niente” diventa l’emblema di un mondo dominato dalla paura e dall’omertà.
Una storia di bassa degradazione come tante? No, perché per la prima volta nel muro dell’indifferenza o della rassegnazione sembrano aprirsi delle crepe. La ribellione di Nicla non sarà più isolata ed altre donne umiliate decideranno di parlare, mettendo a nudo quella mentalità e quel costume che seguitano a rendere possibili, e impuniti, certi misfatti consumati nel silenzio.

La Calabria viene descritta come terra di contrasti, dove ad una sentita e spontanea religiosità popolare si contrappone una mentalità mafiosa che permea di sé tutta la società: ed è proprio la fede della protagonista a far emergere il coraggio di cui ha bisogno per opporsi ad una concezione diffusa e radicata, ma sostanzialmente anticristiana.
Maria Barresi, giornalista alla sua prima prova narrativa (insignita del Premio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana), è originaria di Reggio Calabria, ma vive e lavora a Roma. È redattrice del settimanale televisivo Sestante di Rai International ed autrice di numerosi reportage, per i quali ha vinto ben due edizioni del “Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo”. (G.d.A.)

[Maria Barresi, Non dire niente, Edizioni Solfanelli, Chieti 2007, p. 192, ¤ 12,00]

Gianandrea de Antonellis
(CR 1008/07 - 15/9/2007)
http://www.corrispondenzaromana.it/articoli/282/0/Recensioni-Librarie/RECENSIONI-LIBRARIE:-Non-dire-niente.html

mercoledì 8 agosto 2007

RECENSIONE su "Qui Calabria"

“Non dire niente” (Solfanelli, 2007), è il titolo del romanzo di Maria Barresi. Un’opera prima di indubbio valore letterario, nata, come la stessa autrice scrive nell’ultimo capitolo, dall’urgenza di rendere pubblica una vicenda realmente accaduta, amara e violenta, che ha segnato la vita di due adolescenti.
Maria Barresi, giornalista Rai, ha raccolto la confessione di Nicla, nome di fantasia, ed ha deciso di darle eco in un libro. Avrebbe potuto raccontare la vicenda in un’inchiesta, parlarne attraverso la televisione, ma ha deciso di farlo in un romanzo.
“Non dire niente” è un romanzo immediato, figlio di una elaborazione sofferta e vorticosa, la meditazione ha ceduto all’impeto, allo stato di rabbia e tutto ciò ha creato un periodare incalzante, che richiama da vicino lo stile giornalistico.
Maria Barresi non lascia troppo spazio all’immaginazione del lettore, ma questa è una scelta stilistica, un rispetto morale per i protagonisti della vicenda.
La storia, seppur romanzata, deve restare autentica ed ecco che ogni dettaglio assume l’importanza che esso ha nella realtà. Ci sono oggetti che ci colpiscono, perché richiamano alla nostra coscienza immagini nascoste nell’inconscio profondo.
La scrittura della Barresi è sovrabbondante, ma la strutturazione della frase che a volte richiama gli anacoluti d’autore, incide nella mente del lettore, perché il linguaggio che usa non è volutamente aulico, ma popolare. A raccontare è una ragazza di scuola superiore che ha subito violenza.
Vari sono i piani narrativi: Clara, l’insegnante, è l’io narrante, colei che si assume la responsabilità di portare alla luce la vicenda di Nicla, violentata dal padre, che le dice ogni volta: “Non dire niente”. Il padre degenere è un insegnante e a scuola fa un’altra vittima, Paola, l’amica di Nicla… Paola vede in Clara, l’insegnante, una donna da imitare, vorrebbe essere come lei… perché le infonde il coraggio di raccontare, di dire tutto. Poi c’è Piero, il giovane magistrato che, coraggiosamente, intraprende un lungo cammino processuale per rendere giustizia.
Tra le pagine di questo lavoro della Barresi c’è la Calabria profumata e arcigna, a volte muta, che impedisce al vero di emergere. C’è chi afferma alla leggera che la verità non si dovrebbe mai dire, perché potrebbe disturbare qualcuno. Maria Barresi ci insegna che è invece necessario dire, perché “non dire niente” significa diventare complici e darla vinta a chi ha tutto l’interesse a che le cose permangano nella loro staticità.
Allora chi ha il compito di far sapere la verità? I romanzieri, coloro che con la parola possono di più.
Tra le righe di questo viaggio in Calabria di Maria Barresi, il quale riporta alla mente i paesaggi descritti dai viaggiatori inglesi dell’Ottocento, che hanno visitato la nostra regione, si respirano profumi antichi. Molti critici locali dicono che nei libri dei calabresi c’è la Calabria, e lo dicono scandalizzati, si potrebbe rispondere che nei libri di Biamonti c’è la Liguria, nei libri della Pariani c’è l’Argentina, in quelli di Fois c’è la Sardegna, in quelli di Camilleri c’è la Sicilia, come tra le pagine di “Non dire niente” c’è la Calabria. Ma vi troviamo anche Verità e Coraggio. Ingredienti che formano un buon romanzo, nel quale c’è anima, c’è poesia e ci sono pagine di altissima letteratura.

La presentazione del libro sarà a Torre di Ruggero il 12 agosto alle ore 18.30

http://www.quicalabria.it/recensioni.asp?id_s=153&search=2&id_a=4319&pg=1&gp=1

venerdì 20 luglio 2007

Le foto della presentazione di Napoli (19 Luglio, ore 19,30)



19 Luglio 2007 - Napoli
Libreria Treves
Piazza del Plebiscito, Portici di San Francesco di Paola

domenica 15 luglio 2007

Il coraggio di opporsi alla paura: NON DIRE NIENTE (in "la Voce d'Italia" 15/06/2007)

La ribellione di una donna alla violenza familiare
Maria Barresi è una giovane giornalista calabrese molto attiva a livello culturale e sociale, intenta ad evidenziare i caratteri positivi della sua regione, ma anche a sottolinearne gli aspetti che andrebbero combattuti e cancellati. Ma oltre all'interesse per la Calabria, si è sempre soffermata sul "mondo donna", attivandosi contro gli abusi, le violenze e promuovendo la forza che mettono nel cambiamento, nella capacità di contrastare il ruolo di vittima. Nel romanzo "Non dire niente", l'autrice riesce a raccontare la storia di una giovane donna che dice "basta" ad una vita di soprusi, che decide di rinunciare al silenzio per uscire allo scoperto, per se stessa e per tutte le altre donne nella medesima situazione.

Nicla, la protagonista, è una ragazza giovane e bella, rinchiusa in una famiglia di cui è vittima ed alla quale decide di opporsi per riconquistare dignità e rispetto di se stessa, per liberarsi di una vergogna da sempre nascosta.
Nicla fugge dal silenzio e denuncia il padre perverso, scatenando intorno a sé un vortice che coinvolge il magistrato inquirente e, soprattutto, la giornalista Clara, che vuole andare al di là dei meri fatti e che riesce a sviluppare un inchiesta giornalistica che mette a nudo un mondo fatto di timore, silenzio e sofferenza. Ma l'effetto più rilevante che scaturisce dalla confessione di Nicla è l'uscita allo scoperto di altre donne stanche di vivere il ruolo di vittime, decise a seguire l'esempio coraggioso della ragazza per potersi riappropriare di una vita che non poteva essere più considerata tale.

Il romanzo si compone di tematiche diverse ed affascinanti: paesaggi meravigliosi, realtà magiche, mistero, solidarietà, paura e denuncia.
Nicla diviene un'eroina fragile e decisa, simbolo di un mondo da combattere silenzioso e tragico, in cui il coraggio è dato dalla forza di parlare, di uscire da una vergogna di cui non si è responsabili, di credere nella possibilità di riscatto e di giustizia.

La giovane protagonista rappresenta la forza e il coraggio, ma anche la normalità di una donna che desidera un'esistenza normale e che, in fondo, è ognuna di noi.

Barresi Maria, Non dire niente, Edizioni Solfanelli, Collana Pandora, pp. 192, Euro 12,00

di Serena Chiarion in la Voce d'Italia Anno II N. 166 del 15/06/2007

martedì 10 luglio 2007

La forza di parlare di Loredana Limone

La Calabria è una terra baciata dal sole, indolentemente allungata nella posizione più invidiabile dell'intero stivale che, in aggiunta, la natura ha voluto privilegiare mettendo non uno, ma due mari a lambire le sue coste lunghe come gambe di giraffa: dove sabbiose, dove rocciose. Comunque bellissime.

Una terra dove i mercati pullulano di gente ed i mercanti offrono taralli, salsicce, frese, filoni e soppressate, “butirri”, le provole ripiene di burro, appesi come i caciocavalli penzolanti sopra i barattoli di “mustiche”, impasti cremosi di pepe con sardella.

Sono questi i primi sapori calabresi che assaggiamo in Non dire niente (Edizioni Solfanelli), il libro dell’esordien- te Maria Barresi, giornalista reggina, romana di adozione.

Ma in contrapposizione ce sono purtroppo altri, ben diversi: aspri, acidi, violenti, di cui tanti non parlano nascondendosi dietro un muro di indifferenza, omertà, rassegnazione, paura. Sono quelli della violenza che si consuma tra le mura domestiche, quelli dolorosi della storia di Nicla, vittima di un genitore perverso che la obbliga a sottostare alle sue porche voglie, nonostante all’ apparenza sia una persona di tutto rispetto, uno stimato professore di biologia.

Nicla, la protagonista di questo romanzo-verità, ha diciotto anni ed è grazie a Clara, una sua insegnante, peraltro supplente per un periodo di soli cento giorni, che le fa da tramite con la giustizia, che denuncia il padre.

Dove trova la forza di farlo ed abbattere quel maledetto muro dietro cui tutti, invece, si nascondono?

“Ho deciso di denunciare perché ho visto la montagna. Era sempre un budino alle pere scavato con un cucchiaino. Sembrava felice di una dolcezza infinita e irta verso il cielo. Poi un giorno ho visto la stessa montagna prendere fuoco. Non nascondo che qualche volta ho pensato di accendere un fiammifero per bruciarmi i capelli e assomigliare alle montagne” spiega ella stessa al giudice.

Intorno a Nicla ruota una serie di personaggi, coinvolti per una ragione o per l’altra nella vicenda tra cui svolge un ruolo fondamentale Clara, alter ego dell’autrice, che nel desiderio di andare oltre la superficie dei fatti si dedica ad un’indagine tutta personale, riuscendo a trascinare anche Piero, il magistrato inquirente.

Ma perché romanzo-verità, come l’ho definito prima? Perché questa è, appunto, una storia vera che prende dentro e lascia – nonostante tutto ciò che sentiamo quotidianamente – attoniti, increduli: quella di un padre che costringe la figlia a soddisfare i suoi vizi, che è violento con la moglie ed i figli maschi, che violenta anche un’alunna durante una gita ad un sito archeologico e che per tutto questo viene condannato, dopo dieci anni di processo, a soli quattro anni e mezzo, cui si sono aggiunti altri quattro anni di reclusione per una successiva condanna dovuta ad una seconda denuncia seguita alla prima.

Storia che Maria/Clara ha fatto diventare romanzo e regalo di matrimonio per la nuova Nicla che, riscattata la sua dignità ed il suo essere donna, si è avviata verso l’altare a fianco del ragazzo che l’aveva salvata da un tentativo di suicidio, con un bouquet ricolmo di rami di bergamotto tra le mani cui sono attaccati i frutti verdognolo-giallastri dal profumo intenso e dalla buccia grossa. Perché come le aveva detto suo nonno, più la buccia era grossa, più avrebbe regalato fertilità e prosperità al suo domani.

Mentre il profumo degli agrumi si faceva sentire forte e, di fronte, le luci della Sicilia brillavano sul mare.


Loredana Limone

http://guide.supereva.it/letteratura_gastronomica/interventi/2007/07/301174.shtml

giovedì 5 luglio 2007

Romanzo ed insieme inchiesta giornalistica, il libro vuole squarciare il velo di silenzio sui drammi domestici

Maria Barresi, giovane giornalista calabrese, ha recentemente dato alle stampe il suo primo romanzo "Non dire niente" (Ed. Solfanelli, euro 12,00): una storia molto dura, ambientata in una Calabria contemporaneamente cruda e poetica.

La protagonista, Nicla, è una ragazza che ha subito le violenze di un padre perverso, alle quali decide di reagire per riconquistare la sua dignità. Intorno a lei ruotano diversi personaggi, tra i quali spicca l'amica Clara, alter ego della scrittrice, che volendo scalfire la superficie nuda e cruda dei fatti, compie un'indagine tutta sua, nella quale coinvolge anche il magistrato che ha in carico la vicenda. La storia di Nicla, da semplice caso giudiziaro, si trasforma cosí in un'inchiesta sui generis, nella quale il "non dire niente" diviene il simbolo di una società arretrata dominata dalla paura e dall'omertà. Una società che peró rompe per la prima volta il muro dell'indifferenza che la opprime: spinte dalla ribellione di Nicla infatti, altre donne si fanno avanti per denunciare le violenze di cui sono state vittime, mettendo cosí a nudo "quella mentalità e quel costume - si legge nella quarta di copertina - che seguitano a rendere possibili e impuniti certi misfatti consumati nel silenzio".

Un libro denuncia quindi, che racconta una storia di fantasia che purtroppo rispecchia molto spesso la realtà: una realtà che la scrittrice ha descritto unendo il giornalismo di inchiesta con la dolcezza dei paesaggi calabresi. Una realtà di cui la stessa autrice, successivamente all'uscita del libro, discute con i lettori nel suo blog personale www.mariabarresi.it (cdg).


Montebello Ionico Blog News

http://www.montebelloblognews.com/2007/07/non-dire-niente-violenza-e-omert-nella.html

lunedì 2 luglio 2007

NON DIRE NIENTE - Primo Evento Antiviolenza di Chiara's Angels

19 Luglio 2007 Napoli, Libreria Treves, Piazza del Plebiscito, Portici di San Francesco di Paola, ore 19.30.
Maria Barresi, giornalista RAI, presenta il suo primo romanzo: "Non dire niente", Edizioni Solfanelli, 2007, ispirato a una storia di violenze e abusi familiari realmente accaduta. Intervengono l'Autrice, Stefania Cantatore (Unione Donne Italiane), Maria Rosaria Ferre (Responsabile del Centro Donna del Comune di Napoli), Antonella Gallo (Psicologa e psicoterapeuta i.f. ad orientamento psicanalitico), Patrizia Riva (dott.ssa in Scienze e Tecniche per la Persona e la Comunità), Giuseppe Visone (Professore a contratto presso l'Università "Federico II" di Napoli, esperto di letteratura, semiotica e psicoanalisi).

LEGGI LA RELAZIONE DI ANTONELLA GALLO

http://www.chiarasangels.net/pagine/eventi.htm

domenica 1 luglio 2007

Ribellarsi alla violenza in famiglia

È appena uscito nelle librerie il romanzo di esordio di Maria Barresi, giornalista e scrittrice calabrese, la storia di una donna che decide di uscire dal tunnel delle violenze familiari

Ribellarsi alla violenza in famiglia

Siamo in Calabria, una regione conosciuta per l’incredibile suggestione dei suoi paesaggi, per i colori, i sapori e per quel velo di mistero nelle tradizioni della sua popolazione. E proprio tra le sue persone si consuma la storia di Nicla, protagonista di “Non dire niente” romanzo di esordio di Maria Barresi edito per la chietina Solfanelli.
La nostra protagonista è giovane e bella ma rinchiusa in una famiglia che la soffoca e la rende vittima delle perversioni soprattutto del padre. Il tempo passa e dentro di lei si fa sempre più forte il desiderio di rompere quella cortina di segreti ed omertà che la imprigiona e di uscire allo scoperto, denunciare le violenze familiari, riconquistare la sua dignità e liberarsi di una vergogna da sempre nascosta.
Questo gesto sopra le regole diviene un’inchiesta giudiziale e non solo. Entra nelle spire della denuncia anche Clara, giornalista che vuole andare a fondo delle cose e che aggiunge al caso giudiziario un’estesa inchiesta giornalistica. Da questo evento si scopre che la voce di Nicla non è sola, ma altre donne hanno letto della sua impresa e hanno avuto il coraggio di alzare la testa e bucare a loro volta quella coltre di omertà che tutto ricopre.
Leggendo di questa autrice, giornalista che vive e lavora a Roma, scopriamo che molte sono le assonanze con la storia uscita nelle librerie, la più importante è proprio l’impegno contro gli abusi alle donne.
Che la storia di Nicla sia un messaggio di coraggio per altre donne che devono uscire da una vergogna di cui non si è responsabili, che avere un’esistenza normale è un diritto.
Attualmente è redattrice del settimanale televisivo Sestante di Rai International ed è autrice di numerosi reportage.
Ha vinto il Premio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo. Ha scritto Il “Kordax dalla Grecia alla mafia” (La Ruffa Editore , 1997) e “Il costume popolare reggino fra le musiche della festa e i colori del simbolico” (1993).

Informazioni sul libro:
Titolo: Non dire niente
Autore: Barresi Maria
Editore: Edizioni Solfanelli
Pagine: 192
Prezzo: € 12,00


http://www.puralanadivetro.com/_site/detailArch.asp?id=311

giovedì 14 giugno 2007

La zona d'ombra di Nicla

il Centro — 14 giugno 2007 pagina 27 sezione: SPETTACOLO

PESCARA. Nicla è una ragazza vitale, che del sole e della luce di Calabria, la sua terra, avrebbe tutto lo splendore. Ma c’è una zona d’ombra, nella sua vita, che sembra spegnere ogni gioia di vivere. E’ una zona vergognosa, indicibile, della quale non si ammette l’esistenza, come se l’esserne vittima fosse una colpa. E’ infatti oggetto di una violenza familiare, perpetrata da un padre perverso, il cui legame di sangue genera omertà, complicità o silenziosa riprovazione da parte del contesto in cui viene consumata e che pare riassumersi nella frase che dà titolo al romanzo: non dire niente. Maria Barresi, giornalista, ha scritto questo primo romanzo («Non dire niente», Solfanelli, 191 pagine, 12 euro), come storia di una lotta per il riscatto della propria condizione dall’ambiente dove a volte più insidiosamente si attenta ad essa: il contesto familiare. In questa lotta Nicla sarà sostenuta da un’altra donna, Clara, suo alter ego, che si farà carico di affiancarla e di portare alla luce la denuncia del male subìto, coinvolgendo anche emotivamente il magistrato Piero. Ma, prima ancora, lo farà con la determinazione di liberare la vittima da se stessa e dal peso del disonore che si abbatterà sulla famiglia, che è esattamente il meccanismo di cui la violenza familiare si nutre. Nicla acquisirà coscienza di non essere sola in tale lotta e di essere icona di una profonda reazione dell’essere umano a ogni forma di male. Tratto da una storia vera, con luoghi, personaggi e situazioni appena schermate, «Non dire niente» sarà presentato oggi alle 18 alla libreria Feltrinelli di Pescara, in corso Umberto. Con l’autrice Maria Barresi (www.mariabarresi.it), ne parleranno Lucio D’Arcangelo e Maria Rosaria La Morgia.

giovedì 1 marzo 2007

Novità editoriale: NON DIRE NIENTE

Protagonista di questo romanzo, ambientato in una Calabria insieme magica e reale, cruda e poetica, è una ragazza, Nicla, che, vittima di un padre perverso, trova la forza di reagire alla violenza e riconquistare la propria dignità.
Intorno a Nicla ruota tutta una serie di personaggi, coinvolti per una ragione o per l’altra nella vicenda. Tra di essi svolge un ruolo fondamentale Clara, alter ego dell’autrice, che nel desiderio di andare oltre la superficie dei fatti si dedica ad un’indagine tutta personale, riuscendo a trascinare anche Piero, il magistrato inquirente. Così, quello che era un caso giudiziario si trasforma in un’inchiesta giornalistica sui generis, e il “non dire niente” diventa l’emblema di un mondo dominato dalla paura e dall’omertà.
Per la prima volta, però, nel buio dell’indifferenza o della rassegnazione sembra aprirsi uno spiraglio. La ribellione di Nicla non è più isolata.
Altre donne umiliate hanno deciso di parlare mettendo a nudo quella mentalità e quel costume che seguitano a rendere possibili, e impuniti, certi misfatti consumati nel silenzio.
Pur fedele ai fatti ed ai personaggi, il romanzo non è privo di suspense e di mistero e spesso si accende di un intenso lirismo, a cui fa da pendent il favoloso paesaggio calabrese. Non dire niente è un esempio di come il giornalismo, se praticato con onestà, passione e intelligenza, possa trasformarsi in letteratura, ed anzi rappresentare una via per rinnovare la narrativa, come Thomas Wolfe ha indicato con i suoi romanzi.

Maria Barresi, nata a Reggio Calabria nel 1973, vive e lavora a Roma.
Giornalista RAI è redattrice del TG1 ed è autrice di numerosi reportage. Ha vinto il Premio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo. Ha scritto "Il Kordax dalla Grecia alla mafia" (1997) e "Il costume popolare reggino fra le musiche della festa e i colori del simbolico" (1993).
È titolare di un blog sul tema del suo libro in www.mariabarresi.it.
"Non dire niente" è il suo primo romanzo.

Maria Barresi
NON DIRE NIENTE
Corpertina di Elena Pacaccio
Edizioni Solfanelli
[ISBN-88-89756-23-3]
Pagg. 160 - € 12,00

http://www.edizionisolfanelli.it/nondireniente.htm
http://www.mariabarresi.it/