giovedì 16 ottobre 2008

RECENSIONE di Arduino Rossi

La Calabria di Maria Barresi è fatta di luce, sapori e colori vivi, ma non abbaglianti: "Non dire niente" è un romanzo a più voci, in particolare quelle di Clara, la supplente di periferia ed alter ego dell’autrice, di Piero, il magistrato inquirente, e di Nicla, la ragazza vittima di soprusi da parte del padre. Le tre voci narranti si incontrano e si presentano, descrivendo le loro speranze, il dolore immane di Nicla e l’anima pragmatica di Piero, il magistrato: la storia si regge attorno alla tragedia della ragazza, alunna di Clara, la romantica e stravagante giovane supplente di un liceo calabrese. Il pratico magistrato, Pietro, è super impegnato nella guerra contro la narco-mafia: pare, all’inizio, non avere tempo e voglia di ascoltare quella che gli sembra quasi una pazza, o almeno una forza della natura, cioè Clara con le sue esuberanze e i suoi interessi. Clara è una giovane con passioni da creativa e proprio per aiutare una sua alunna si imbatte in un magistrato con una personalità così diversa dalla sua: oltre alla storia della tragedia e del crimine contro una minorenne c’è quella positiva sentimentale tra Clara e Pietro. L’elemento che unisce la storia e i due adulti, che intervengono in aiuto di una minorenne, è Nicla, l’alunna asociale, indifferente al mondo, depressa. Nicla è la vittima di un padre "normale", elegante, per bene, né ricco, né povero: è un insegnante, è uno pronto a tutto per mostrare un’apparenza da persona per bene, per celare la sua natura da mostro. Nicla lo descrive: "Oggi posso dire che quel individuo ci ha prosciugato l’anima. Ma tu non te ne rendi conto in quei momenti." Maria Barresi, con questa tecnica intelligente, a più voci, come fossero testimonianze di un fatto, sa affascinare con avvenimenti ed emozioni distanti in apparenza, ma che rientrano a pieno nel diramarsi della vicenda.

Maria Barresi è giornalista Rai, redattrice del TG1, autrice di numerosi reportage. Ha vinto il premio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilaria Alpi. In questo romanzo, che possiede una certa rudezza ed esprime una verità quasi feroce, come spesso capita nella vita vera, ha pure la voglia di mantenere un po’ di speranza e di quasi lieto fine, se così si può chiamare. Il padre orco, che ha tanto fatto soffrire la figlia sin dall’infanzia, si salva grazie allo stratagemma delle lungaggine giudiziarie, ma almeno Nicla troverà un po’ di pace. E’ ottimismo quello di Maria Barresi o un augurio per tutte le vittime di tali violenza disumane? Questa vicenda e pure i personaggi paiono non inventati, ma con una base realistica. Sicuramente la giornalista Barresi ha potuto incontrare persone autentiche su cui ispirarsi: probabilmente dietro a Nicla e a Pietro ci sono tanti volti veri di gente in carne ed ossa. Questa dimensione, tra il reale e il fantastico, tra la cronaca giornalistica e il romanzo delicato, quasi rosa, ma non troppo, rendono piacevole la lettura di un testo non impegnativo, che non vuole imporre messaggi complicati: si limita a descrivere, a far parlare, a dare consistenza ad emozioni, a terrori.

L’autrice forse dà il giudizio migliore al suo lavoro: “Un romanzo non è mai cattivo. Quando è ispirato, è scritto con l’anima ed è figlio dell’arte e l’arte è una dea buona.”


http://www.sololibri.net/Non-dire-niente-di-Maria-Barresi.html