giovedì 19 marzo 2009

Intervista a Maria Barresi a cura di Gian Paolo Grattarola (Mangialibri)

Di Maria Barresi ti colpisce, fin dal primo approccio, l’estetica di una buona educazione, composta ed elegante. Malgrado i numerosi impegni e il poco tempo a disposizione, Maria Barresi è apparsa rilassata, pronta al sorriso, disponibile e solare. Ci stringiamo la mano, già amici, mentre ci dirigiamo verso il caffè più vicino. L’ho attesa a lungo a Roma, dove è salita per lavorare come giornalista tv dalla sua Calabria, ed ora sono qui per discutere del suo romanzo, il primo libro di una scrittrice che, sono certo, darà grandi frutti.


Attraverso questo tuo primo romanzo, Non dire niente, sembri voler affermare che ognuno di noi è sempre il risultato di un padre, di una madre, dell’ambiente sociale e culturale in cui è cresciuto. Forse che le donne, anello debole e fragile della catena, ne sono in realtà molto più consapevoli?

Assolutamente si. Ognuno di noi è un concentrato dell'ambiente da cui proviene. Sia i personaggi che creo sia io come autore non siamo altro che il risultato di un mondo che ha fatto parte di noi. D'altronde lo dico anche nel romanzo. In ogni caso, chi scrive non può fare a meno di raccontare con il bagaglio della propria esperienza ambienti, sensazioni, emozioni che hanno inciso nella propria vita. Io sono una di queste e racconto una terra e la sua forza straordinaria. Una forza che, nel caso di Non dire niente, è rappresentata egregiamente da Nicla: la testimonianza vivente che, in Calabria, il coraggio appartiene molto di più alle donne.

Come si intrecciano i fili della tua esperienza umana, di donna e di giornalista nella creazione dei personaggi di Clara e di Nicla?

Quando scrivo, generalmente mi dimentico di essere una giornalista. Entro in un mondo a parte; viaggio in posti sconosciuti e fantastici. Qualche volta può capitare che, per deformazione professionale, entri nel romanzo un personaggio inquirente o quella "suspence" tipica dell'inchiesta. Ma, se capita, è perchè lo voglio.

Al giorno d’oggi il lavoro dello scrittore e il valore della parola che messaggio possono portare alla nostra contemporaneità?

Credo che oggi il valore della parola sia l'unico mezzo per arrivare al cuore delle persone, per fargli riscoprire l'anima o anche soltanto di far fermare la mente un attimo, pur soltanto per riflettere. I libri hanno questo grande potere e spesso possono anche far paura, semplicemente perchè ti spingono a pensare.

Cosa ti aspetti dai lettori e dalla critica dopo questo tuo esordio narrativo?

Mi aspetto inannzitutto che amino il mio messaggio, che possano contribuire alla lotta contro il silenzio, l'omertà, ogni forma di violenza e che, naturalmente, mi seguano nel tempo, leggendo anche il mio prossimo romanzo.

A che età hai scoperto il piacere della lettura? C’è qualcuno nella tua infanzia che ti ha spinta a leggere o il desiderio ti è sbocciato dentro spontaneamente?

Ho iniziato a leggere da quando ho imparato. Ricordo che da piccola smaniavo per poter andare a scuola. All'asilo mi annoiavo. Così mia madre ha fatto di tutto per potermi iscrivere in prima elementare a cinque anni. Amavo moltissimo leggere, anche perchè a casa di mia nonna c'era una grandissima libreria, dove io andavo sempre a curiosare. Così mi dicevano: quando impari a leggere, puoi prendere i libri. Adesso non è il caso di giocarci e quindi alle elementari, ho letto il mio primo romanzo, che rimane ancora quello che amo di più: Amore e Psiche di Apuleio.

Come si svolge la tua giornata di giornalista e scrittrice? Orari, luoghi preferiti, attrezzi del mestiere, generi di conforto?

La mia giornata di giornalista si divide con quella di scrittrice, nel senso che faccio la giornalsita di giorno e la scrittrice di notte, quando non devo svegliarmi all'alba per coprire i turni al telegiornale. Ma, se potessi scegliere scriverei sempre la mattina presto fino a mezzogiorno e nel primo pomeriggio fino a quando c'è la luce del giorno. Scrivo quasi sempre negli stessi posti: nella mia casa di Roma e in quella della Calabria. Le mie trame e i miei personaggi però nascono in viaggio, osservando gli altri e la vita che scorre.

In Italia troppi libri, troppo pochi lettori. Internet e la televisione possono fare qualcosa?

Credo che internet possa fare moltissimo per la lettura. La televisione, un pò meno. I ragazzi guardano quasi soltanto internet e se internet parla di libri, i ragazzi saranno stimolati a leggere libri.



RECENSIONE di Gian Paolo Grattarola (Mangialibri)

Clara è una giovanissima supplente di periferia, affascinante, bella e aggraziata. Una mattina, scendendo dall’autobus che la conduce a scuola, accusa un mancamento e sviene tra le braccia di un magistrato. Questi, dopo averla aiutata a riaversi, le comunica unicamente di chiamarsi Piero e di lavorare in tribunale. La donna riesce tuttavia a rintracciarlo alcuni giorni dopo per confidargli di essere perseguitata da tempo da una persona sconosciuta, che l’assilla continuamente con telefonate mute, telegrammi in codice e lettere misteriose. A poco a poco Clara riesce a suscitare l’interesse di Piero per la sua vicenda e a divenire il problema principale dell’esistenza di quest’ultimo. Soprattutto quando un giorno si presenta nel suo ufficio in compagnia di Nicoletta, detta Nicla, una sua alunna diciottenne, bruna e minuta, con gli occhi verdi, grandi e profondi. La ragazza rilascia al magistrato una lunga deposizione attraverso la quale confessa di essere oggetto di reiterate violenze sessuali da parte del padre…
Il lettore non si lasci ingannare: Non dire niente non è un libro scritto da una donna per un pubblico rigorosamente femminile. E’ piuttosto un buono spunto narrativo - forse non troppo originale - ispirato da una vicenda realmente accaduta, che è reso con chiare cifre stilistiche e molto carattere. Un bel caso di etnografia romanzata della provincia calabrese nella quale si muovono i protagonisti. Un ambiente che, attraverso le sue pratiche e le sue fisime, i suoi inviolabili silenzi e le sue ambigue intimità familiari, costruisce persone che cova dentro un denso strato di omertà. Persone che poi, per l’effetto dirompente di una confessione, vorrebbe rigettare come se non gli appartenessero.
Il testo di Maria Barresi ha il pregio d’illuminare angoli d’immaginario che si incontrano troppo spesso nella cronaca, avvalendosi di uno schema semplice ma risolto in un abile gioco di variazioni. Se Clara è stata indotta all’amore per la vita dalla rassicurante figura paterna, Nicla ha smesso di crederci per il motivo opposto, fin dal primo abuso sessuale. La comparazione tra le due figure, anche se la cruda vicenda della studentessa è raccontata meglio, cattura il lettore, ponendo questo romanzo, a pieno titolo, nella tradizione di certa letteratura d’impronta civile.

http://www.mangialibri.com/node/3939

mercoledì 11 marzo 2009

"Non dire niente": un libro sulla donna

Il romanzo di Maria Barresi "Non dire niente" (Edizioni Solfanelli) è stato presentato al "Maurizio Costanzo show" sabato 7 marzo, in seconda serata, su Canale 5 alla presenza di "Nicla" la reale protagonista del romanzo.

di Patrizia Tocci

Non dire niente perché le donne devono tacere. Non dire niente perché devono coprire le malefatte degli uomini. Non dire niente perché altrimenti vanno in cerca di guai. Non uscire la sera da sole e non truccarsi troppo nè essere troppo attraenti. Abbassare lo sguardo se un uomo ti guarda, scegliere il silenzio come modalità di esistenza. Nasconderlo dietro a un velo o dietro a una palpebra che si abbassa, mani che tappano la bocca. Tutto perché non parli, non racconti. Che non accusi. Demolirla nella testimonianza, farla diventare una volta ancora vittima.

E invece no. Anche nel romanzo di Maria Barresi le donne cominciano a parlare. A raccontare spesso ad altre donne, in un filo di fiducia, con un filo di voce. Il romanzo ha come sfondo una Calabria mitica ed irreale ma anche tanto vicina e prossima alla Calabria che conosciamo. La Barresi utilizza il suo mestiere di cronista e giornalista televisiva ( un settore nel quale le donne si sono recentemente affermate con competenza, bravura e professionalità) allo stesso modo con cui racconta la bellezza del paesaggio calabrese nel quale è nata; costruisce un’architettura irreale come quella del romanzo con altrettanta sapienza e libertà. Il racconto dolorosissimo che è il nucleo incandescente, il nocciolo radioattivo del romanzo, è quello di un padre che violenta per anni la propria figlia; è in questo abisso dell’orrore che la scrittrice scava senza compiacenza ma con pudore e attenzione, intervallando ed alternando il racconto ad altri fili che si intrecciano nello stesso romanzo, allentando o aumentando una tensione insostenibile. Da questo romanzo emerge una scuola positiva ( una delle protagoniste è una professoressa), donne che lottano con coraggio e con disperazione fidandosi di altre donne e per questo riescono a riparare in parte i guasti e le sofferenze del passato, avviandosi verso un epilogo narrativo meno angosciante. Uno stile fresco, per niente retorico, immediato ed efficace.

Suggestivo ed intenso nella descrizione dei paesaggi, della natura , del mare. Felice anche nei dialoghi, scorrevoli e ben calibrati. Un libro attualissimo: basti ricordare le percentuali degli stupri e delle violenze perpetrate in famiglia, i processi nei quali la vittima subisce più volte il ricordo il dolore e a volte anche il disprezzo, la difficoltà di vivere una esistenza equilibrata e normale di chi purtroppo ha dovuto subire violenze inenarrabili… Ancora di più – se fosse possibile - vorremmo sottolineare questi aspetti in un momento come questo. Che si parli di questo libro e dell’irraccontabile che invece racconta.


http://www.tuttoabruzzo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=12793&Itemid=756

domenica 8 marzo 2009

AL MAURIZIO COSTANZO SHOW PRESENTATO " NON DIRE NIENTE" ROMANZO DI MARIA BARRESI

Protagonista di questo romanzo, ambientato in una Calabria insieme magica e reale, cruda e poetica, è una ragazza, Nicla, che, vittima di un padre perverso, trova la forza di reagire alla violenza e riconquistare la propria dignità. Intorno a Nicla ruota tutta una serie di personaggi, coinvolti per una ragione o per l'altra nella vicenda. Tra di essi svolge un ruolo fondamentale Clara, alter ego dell'autrice, che nel desiderio di andare oltre la superficie dei fatti si dedica ad un'indagine tutta personale, riuscendo a trascinare anche Piero, il magistrato inquirente. Così, quello che era un caso giudiziario si trasforma in un'inchiesta giornalistica sui generis, e il "non dire niente" diventa l'emblema di un mondo dominato dalla paura e dall'omertà.
Per la prima volta, però, nel buio dell'indifferenza o della rassegnazione sembra aprirsi uno spiraglio. La ribellione di Nicla non è più isolata.

Altre donne umiliate hanno deciso di parlare mettendo a nudo quella mentalità e quel costume che seguitano a rendere possibili, e impuniti, certi misfatti consumati nel silenzio.
Pur fedele ai fatti ed ai personaggi, il romanzo non è privo di suspense e di mistero e spesso si accende di un intenso lirismo, a cui fa da pendent il favoloso paesaggio calabrese. Non dire niente è un esempio di come il giornalismo, se praticato con onestà, passione e intelligenza, possa trasformarsi in letteratura, ed anzi rappresentare una via per rinnovare la narrativa, come Thomas Wolfe ha indicato con i suoi romanzi.

Maria Barresi, nata a Reggio Calabria nel 1973, vive e lavora a Roma. Giornalista Rai, è redattrice del TG1 per "Unomattina". Ha vinto il Premio dell'Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo. Ha scritto "Il Kordax dalla Grecia alla mafia" (1997) e "Il costume popolare reggino fra le musiche della festa e i colori del simbolico" (1993).

Maria Barresi NON DIRE NIENTE Edizioni Solfanelli

http://www.genovapress.com/index.php/content/view/29940/51/