venerdì 7 dicembre 2007

"Non dire niente", perché la violenza sessuale è ancora un tabù

“Nel sogno ero diventata schiuma bianca, quella che resta sul bordo del mare per poi essere risucchiata dalla sabbia e sparire”. Sparire, per non sentire piu’ dolore. Per non doverlo spiegare. Piu’ volte Nicla, protagonista del romanzo d’esordio di Maria Barresi “Non dire niente” (edito da Solfanelli) racconterà di come avrebbe voluto annullarsi, di come avrebbe voluto perdersi sotto i banchi del mercato “per diventare un carciofo spezzato, una patata marcia, una mela marrone, un’oliva amara, un fungo velenoso”. Perche’ le vittime di violenza restano spesso schiave di un senso di colpa, reso esplicito da quella richiesta di silenzio imposta non solo da chi le ha abusate, ma da un’intera comunità che preferisce non sapere.
Ecco l’importanza, non solo letteraria, di questo romanzo di verità: perché se ogni storia di violenza sessuale e’ unica, come ogni individuo che la subisce, esistono alcuni tratti comuni, alcuni imprescindibili schemi che Maria Barresi ha sottolineato, rendendo esemplare la piccola grande vicenda di Nicla che reagirà agli abusi del padre, di Clara la sua attenta insegnante, di Piero il magistrato che la aiuterà a varcare la soglia del tribunale, di Paola che tingerà di giallo parte del racconto.
La trama si snoda veloce, con una scrittura che a volte risente di un linguaggio un po’ scolastico che spesso accompagna un’opera prima, altre volte consegna pagine di lirismo e amore verso una Calabria carduccianamente barbara, fino a toccare punte alte nella rappresentazione degli stati d’animo dei personaggi, con metafore struggenti e mai banali.
Ma il valore dell’opera supera la finzione letteraria, con dati di cronaca che restituiscono al lettore alcune verità, che sono spunti di riflessione e rispecchiano l’urgenza di scrivere il romanzo, “figlio dell’arte”, come sottolinea la stessa autrice nel penultimo capitolo. Solo allora scopriremo che la storia di Nicla e’ un pezzo di vita, di vita spezzata e ricostruita attraverso l’amore e l’attenzione di chi ha raccolto i segnali di una timida richiesta d’aiuto, accogliendo il bisogno di non portare in solitudine il peso di una violenza. Scopriremo che, come spesso accade, chi subisce violenza subisce anche l’onta di vedere il proprio aggressore tutti i giorni, di non potersi sottrarre alla routine familiare che lo protegge, facendogli indossare i panni del perfetto padre di famiglia, come nel caso di Nicla.
Scopriremo quanto e’ difficile per le vittime superare il senso di colpa e denunciare, sperando di trovare un avvocato migliore di quello del tuo aggressore, un avvocato che non declami “molestie sessuali perche’ non c’erano prove del fatto e sarebbe stato difficile sostenere un’accusa”, perche’ “neppure il parere di un consulente, ginecologo o chi per lui, avrebbe potuto dimostrare la violenza”.
Scopriremo che “l’avvocato avrebbe dovuto difenderla da maltrattamenti, seguendo un articolo specifico del codice penale”, perche’ “era l’unica via che avrebbe potuto evitare il rischio di far assolvere il padre”. Scopriremo che la giustizia italiana ha impiegato 10 anni per processare il padre di Nicla, condannandolo a 4 anni e mezzo; ma che la giustizia civile, quella dei familiari e degli amici, ha impiegato meno tempo, restituendo a Nicla un vita nuova, un matrimonio, un figlio, e un romanzo.
L’associazione Amici di Quaderni Radicali presenterà il libro “Non dire niente” di Maria Barresi nel corso di un convegno dal titolo “La violenza sulle donne” che si svolgerà il prossimo 11 dicembre alle 17 alla Camera dei Deputati nella sala delle Colonne di Palazzo Marini.

Scheda del libro
Maria Barresi
Non dire niente
pp. 192, € 12,00
Copertina di Elena Pacaccio
www.edizionisolfanelli.it
www.mariabarresi.itwww.edizionisolfanelli.it/nondireniente.htm

di PALMIRA MANCUSO
http://www.agenziaradicale.com/index.php?Itemid=58&id=2210&option=com_content&task=view

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