Di Maria Barresi ti colpisce, fin dal primo approccio, l’estetica di una buona educazione, composta ed elegante. Malgrado i numerosi impegni e il poco tempo a disposizione, Maria Barresi è apparsa rilassata, pronta al sorriso, disponibile e solare. Ci stringiamo la mano, già amici, mentre ci dirigiamo verso il caffè più vicino. L’ho attesa a lungo a Roma, dove è salita per lavorare come giornalista tv dalla sua Calabria, ed ora sono qui per discutere del suo romanzo, il primo libro di una scrittrice che, sono certo, darà grandi frutti.
Attraverso questo tuo primo romanzo, Non dire niente, sembri voler affermare che ognuno di noi è sempre il risultato di un padre, di una madre, dell’ambiente sociale e culturale in cui è cresciuto. Forse che le donne, anello debole e fragile della catena, ne sono in realtà molto più consapevoli?Assolutamente si. Ognuno di noi è un concentrato dell'ambiente da cui proviene. Sia i personaggi che creo sia io come autore non siamo altro che il risultato di un mondo che ha fatto parte di noi. D'altronde lo dico anche nel romanzo. In ogni caso, chi scrive non può fare a meno di raccontare con il bagaglio della propria esperienza ambienti, sensazioni, emozioni che hanno inciso nella propria vita. Io sono una di queste e racconto una terra e la sua forza straordinaria. Una forza che, nel caso di Non dire niente, è rappresentata egregiamente da Nicla: la testimonianza vivente che, in Calabria, il coraggio appartiene molto di più alle donne.
Come si intrecciano i fili della tua esperienza umana, di donna e di giornalista nella creazione dei personaggi di Clara e di Nicla?Quando scrivo, generalmente mi dimentico di essere una giornalista. Entro in un mondo a parte; viaggio in posti sconosciuti e fantastici. Qualche volta può capitare che, per deformazione professionale, entri nel romanzo un personaggio inquirente o quella "suspence" tipica dell'inchiesta. Ma, se capita, è perchè lo voglio.
Al giorno d’oggi il lavoro dello scrittore e il valore della parola che messaggio possono portare alla nostra contemporaneità?Credo che oggi il valore della parola sia l'unico mezzo per arrivare al cuore delle persone, per fargli riscoprire l'anima o anche soltanto di far fermare la mente un attimo, pur soltanto per riflettere. I libri hanno questo grande potere e spesso possono anche far paura, semplicemente perchè ti spingono a pensare.
Cosa ti aspetti dai lettori e dalla critica dopo questo tuo esordio narrativo?Mi aspetto inannzitutto che amino il mio messaggio, che possano contribuire alla lotta contro il silenzio, l'omertà, ogni forma di violenza e che, naturalmente, mi seguano nel tempo, leggendo anche il mio prossimo romanzo.
A che età hai scoperto il piacere della lettura? C’è qualcuno nella tua infanzia che ti ha spinta a leggere o il desiderio ti è sbocciato dentro spontaneamente?Ho iniziato a leggere da quando ho imparato. Ricordo che da piccola smaniavo per poter andare a scuola. All'asilo mi annoiavo. Così mia madre ha fatto di tutto per potermi iscrivere in prima elementare a cinque anni. Amavo moltissimo leggere, anche perchè a casa di mia nonna c'era una grandissima libreria, dove io andavo sempre a curiosare. Così mi dicevano: quando impari a leggere, puoi prendere i libri. Adesso non è il caso di giocarci e quindi alle elementari, ho letto il mio primo romanzo, che rimane ancora quello che amo di più: Amore e Psiche di Apuleio.
Come si svolge la tua giornata di giornalista e scrittrice? Orari, luoghi preferiti, attrezzi del mestiere, generi di conforto?La mia giornata di giornalista si divide con quella di scrittrice, nel senso che faccio la giornalsita di giorno e la scrittrice di notte, quando non devo svegliarmi all'alba per coprire i turni al telegiornale. Ma, se potessi scegliere scriverei sempre la mattina presto fino a mezzogiorno e nel primo pomeriggio fino a quando c'è la luce del giorno. Scrivo quasi sempre negli stessi posti: nella mia casa di Roma e in quella della Calabria. Le mie trame e i miei personaggi però nascono in viaggio, osservando gli altri e la vita che scorre.
In Italia troppi libri, troppo pochi lettori. Internet e la televisione possono fare qualcosa?Credo che internet possa fare moltissimo per la lettura. La televisione, un pò meno. I ragazzi guardano quasi soltanto internet e se internet parla di libri, i ragazzi saranno stimolati a leggere libri.