mercoledì 8 agosto 2007

RECENSIONE su "Qui Calabria"

“Non dire niente” (Solfanelli, 2007), è il titolo del romanzo di Maria Barresi. Un’opera prima di indubbio valore letterario, nata, come la stessa autrice scrive nell’ultimo capitolo, dall’urgenza di rendere pubblica una vicenda realmente accaduta, amara e violenta, che ha segnato la vita di due adolescenti.
Maria Barresi, giornalista Rai, ha raccolto la confessione di Nicla, nome di fantasia, ed ha deciso di darle eco in un libro. Avrebbe potuto raccontare la vicenda in un’inchiesta, parlarne attraverso la televisione, ma ha deciso di farlo in un romanzo.
“Non dire niente” è un romanzo immediato, figlio di una elaborazione sofferta e vorticosa, la meditazione ha ceduto all’impeto, allo stato di rabbia e tutto ciò ha creato un periodare incalzante, che richiama da vicino lo stile giornalistico.
Maria Barresi non lascia troppo spazio all’immaginazione del lettore, ma questa è una scelta stilistica, un rispetto morale per i protagonisti della vicenda.
La storia, seppur romanzata, deve restare autentica ed ecco che ogni dettaglio assume l’importanza che esso ha nella realtà. Ci sono oggetti che ci colpiscono, perché richiamano alla nostra coscienza immagini nascoste nell’inconscio profondo.
La scrittura della Barresi è sovrabbondante, ma la strutturazione della frase che a volte richiama gli anacoluti d’autore, incide nella mente del lettore, perché il linguaggio che usa non è volutamente aulico, ma popolare. A raccontare è una ragazza di scuola superiore che ha subito violenza.
Vari sono i piani narrativi: Clara, l’insegnante, è l’io narrante, colei che si assume la responsabilità di portare alla luce la vicenda di Nicla, violentata dal padre, che le dice ogni volta: “Non dire niente”. Il padre degenere è un insegnante e a scuola fa un’altra vittima, Paola, l’amica di Nicla… Paola vede in Clara, l’insegnante, una donna da imitare, vorrebbe essere come lei… perché le infonde il coraggio di raccontare, di dire tutto. Poi c’è Piero, il giovane magistrato che, coraggiosamente, intraprende un lungo cammino processuale per rendere giustizia.
Tra le pagine di questo lavoro della Barresi c’è la Calabria profumata e arcigna, a volte muta, che impedisce al vero di emergere. C’è chi afferma alla leggera che la verità non si dovrebbe mai dire, perché potrebbe disturbare qualcuno. Maria Barresi ci insegna che è invece necessario dire, perché “non dire niente” significa diventare complici e darla vinta a chi ha tutto l’interesse a che le cose permangano nella loro staticità.
Allora chi ha il compito di far sapere la verità? I romanzieri, coloro che con la parola possono di più.
Tra le righe di questo viaggio in Calabria di Maria Barresi, il quale riporta alla mente i paesaggi descritti dai viaggiatori inglesi dell’Ottocento, che hanno visitato la nostra regione, si respirano profumi antichi. Molti critici locali dicono che nei libri dei calabresi c’è la Calabria, e lo dicono scandalizzati, si potrebbe rispondere che nei libri di Biamonti c’è la Liguria, nei libri della Pariani c’è l’Argentina, in quelli di Fois c’è la Sardegna, in quelli di Camilleri c’è la Sicilia, come tra le pagine di “Non dire niente” c’è la Calabria. Ma vi troviamo anche Verità e Coraggio. Ingredienti che formano un buon romanzo, nel quale c’è anima, c’è poesia e ci sono pagine di altissima letteratura.

La presentazione del libro sarà a Torre di Ruggero il 12 agosto alle ore 18.30

http://www.quicalabria.it/recensioni.asp?id_s=153&search=2&id_a=4319&pg=1&gp=1

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